mercoledì 27 aprile 2011

Il condominio

Il nome di una strada, il suo civico. Un indirizzo. Preciso.
Puntuale. Come un appuntamento. A cui arrivi sempre in ritardo.
Son passati due anni e dal primo momento, da quando ho incrociato sulla mia via, "Via Marmorata 169" che ho voluto scrivere qualcosa su di lei.
La chiamo al femminile, perchè assomiglia più ad una femmina che ad un maschio. Ha un cortile ampio che sembra quasi un ventre e ti ci perdi.
Sembra fatto apposta: al suo centro c'è una casetta che sembra quella delle fate, si chiama "la casa dei bambini", uno dei vecchi asili comunali.
Succede così che qualcuno si innamori dei luoghi e delle persone che li abitano.
Proprio per questo ho iniziato a scrivere prima su pezzi di carta poi su computer tutto quello che incontravo e respiravo in questo  luogo entusiasmante, dove succedono tante cose, ci sono le palme, la ghiaia bianca e le vecchiette alla finestra. E quando c'è il sole, c'è una luce particolare che sembra di essere in un film degli anni '50. Ho iniziato a scrivere perchè al centro del cortile interno al condominio c'è un cippo. Eccolo qui.


Ve lo faccio vedere da più vicino, così potete guardarlo meglio.


Lo rileggo anch'io, così lo imparo a memoria: 
"Per ridare all'Italia libertà e giustizia
Adolfo Caviglia
Cesare Tedesco
caddero alle Fosse Ardeatine
vittime della ferocia nazifascista
Guglielmo Caviglia
Lazzaro Di Porto
Davide Moresco
Mario Milano
Mario Natili
morirono in campo di concentramento in Germania
il loro sacrificio sia di ammonimento
i condomini memori"

Imparare a memoria serve.
Quando ero a scuola odiavo imparare a memoria. Ma le poche poesie che mi sono rimaste nella mente sono oggi come un dono prezioso. Già, la memoria, che faccenda complicata. Addirittura recenti studi cognitivi asseriscono che nell'operazione del ricordare, del "riportare alla mente" c'è un forte grado di costruzione propria, di reinterpretazione di fatti accaduti. Questo accade quando si tratta delle nostre piccolissime storie, ma quando si affronta la grande Storia bisogna imporre dei paletti, inseguire le pietre colorate che segnano il percorso come in un'escursione in montagna. Roma ne è piena. Basta alzare gli occhi.


Questa qui sopra è la targa di Via Amerigo Vespucci 41, è il condominio accanto a Via Marmorata.
In Via Vespucci ho abitato tre anni, ho scelto di vivere qui proprio per questa targa. Pensavo che lo spirito di una scrittrice come Elsa Morante mi avrebbe portato fortuna. Per questo, questa almeno, la conosco a memoria: "Una mente visionaria/ un profondo sentimento del dolore/ una viva complicità con gli umili/ capace di trasformare la storia in mito/ la vita in favola crudele e misteriosa".
Ma non è l'unica targa a Testaccio. Ecco Gabriella Ferri, in Piazza Santa Maria Liberatrice.


Basta alzare gli occhi e questi muri parlano. Girate la testa a sinistra.


Una bandiera della pace. Con le sbarre alle finestre, però.
Cammino più avanti, alzo gli occhi e guardo. In via Nicola Zabaglia.


Qui è ancora la guerra a parlare. 
Ma se si continua e si raggiunge il mattatoio, allora sì che si ascolta in altro modo. Con Orazio Giustiniani "il poeta gentile".


Ecco, mi sono persa.
Oggi volevo raccontarvi il motivo di un blog su un condominio, ma di targa in targa sono arrivata molto lontano. Ma non vi preoccupate, adesso torno indietro. Passo passo. Mi riavvicino a ciò che volevo dirvi.
Eccomi di nuovo a casa, in Via Marmorata 169. Ed ecco il motivo di questo racconto: questa storia mi riguarda perchè parla di casa mia. 
(Ogni riproduzione anche parziale è vietata)

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