giovedì 28 aprile 2011

Il condominio 2- il ritorno


Ed eccomi di nuovo qui. Da dove avevo iniziato.
Dal cippo.
Quando sono venuta ad abitare in questa casa, ogni volta che entravo ed uscivo, quelle centinaia di volte durante il trasloco, mi domandavo chi fossero, che aspetto avessero, con che inflessione parlassero, se con voce bassa o baritonale, le sette "vittime della ferocia nazifascista".
Un sottofondo nella mia testa mi diceva che avevo già sentito parlare di loro.
Poi, una mattina, il ricordo zompetta nella mia testa: si tratta di un libro importante per me, come avevo fatto a non ricordarmene prima! "L'ordine è già stato eseguito" di Alessandro Portelli, storico, musicologo e professore di letteratura anglo-americana alla Sapienza. Un libro che racconta la vera storia delle Fosse Ardeatine, la memoria collettiva della strage  nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944 come rappresaglia dell'attentato di Via Rasella in cui erano morti 33 tedeschi.
Dalla quarta di copertina: "L'eterogeneità sociale e politica delle 335 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme tutte le storie di Roma: a cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica".


Qui lo vedete sul mio comodino: l'ho messo lì da allora, per non dimenticarmene più. Accanto agli altri libri letti, non letti, consultati, respirati. Vicino ad un pacchetto di fazzoletti e ad un cd con musica per la notte, una pietra che incita alla calma, un segnalibro sulla felicità, le bambolette guatemalteche nella scatola per scacciare via i brutti pensieri ed una lampada di sale di quelle che producono ioni positivi. Tutte strategie (malriuscite) per il buon sonno.


Se lo aprite a pagina 56, troverete questo passo proprio sul condominio di cui sopra:
"Al centro del cortile di un blocco di case popolari, al numero 169 di via Marmorata, c'è un cippo di marmo che reca ancora la scritta "ex horreis reispublicae": "dai magazzini della repubblica". Sullo stesso blocco è incisa più di recente un'altra epigrafe nei soliti caratteri romaneggianti: "..."
Portelli, Sandro per chi gli è amico e lui, che è persona generosa, di amici ne ha tanti, continua a descrivere quel piccolo condominio attraverso la voce di una sua abitante, Fortunata Tedesco: "C'erano macellai, pesciaroli, fruttivendoli... Tutto 'sto piccolo commercio al dettaglio..."
E sembra di vederla Fortunata, anche adesso che non c'è più.
E questo è il potere di certi libri che ti capitano tra le mani o che magari qualcuno ti consiglia.


Come, ad esempio, questo qui sopra. Me l'ha consigliato un uomo. Quando venne a sapere che non l'avevo ancora letto, mi ammonì: "Che cosa? Una come te non ha letto Carla Capponi?"
Ed io, come un soldatino, lo lessi subito. A volte gli uomini sanno essere di una severità insopportabile.
Carla, mi piace chiamarla così come se fosse un'amica, racconta in questo splendido libro la sua esperienza nella Resistenza a Roma e l'attentato di Via Rasella di cui fu protagonista.
C'è una cosa che mi piace dei libri e che faccio subito, appena comprati: leggere le dediche al principio del libro e se ci sono le citazioni.
Carla dedica la biografia a sua figlia e racconta del ritmo della memoria in una frase in cima alla prima pagina:

"I ricordi sono come uova d'uccello nel nido:
l'anima li riscalda per lunghi anni
e d'un tratto essi rompono il guscio
disordinatamente, inesorabilmente"
Ismail Metter
E adesso anche il mio guscio forse si sta rompendo e scendo ancora più giù negli anni.
Ho undici anni e sono stata inviata d'estate a Malta ad imparare l'inglese. Ma odio il posto, odio le persone, fa un caldo pazzesco e soprattutto vorrei stare con i miei genitori.
Porto con me come un piccolo sequestro un libro preso in prestito dalle librerie di mio padre.


Si tratta de "La Storia" di Elsa Morante.
Amo quest'edizione: è del 1974, è quella di mio padre che è rimasta a me.
Non riuscivo a staccarmi da quel tomo perchè parlava di Roma, della mia Roma, una Roma che io non ho conosciuto perchè è la città sotto la guerra, quella dal '41 al '47. Eppure quel libro, in un posto dove si parlava una lingua straniera, mi parlava di casa mia. Quando tornai, mio padre vide come avevo ridotto il suo libro e mi intimò di comprargliene uno nuovo. Così i primi soldi risparmiati furono investiti nella nuova edizione. A volte gli uomini sanno essere di una severità insopportabile. Ma io ero contenta di tenermi quell'edizione lì. Non gliel'ho mai detto.
Ma ritorniamo a Via Marmorata 169, anche se dove Elsa Morante ha abitato (Via Amerigo Vespucci 41) è proprio lì accanto. Quando ho deciso di scrivere qualcosa su casa mia ho iniziato a leggere molti libri, come questo:



Teresa è una staffetta partigiana di Reggio Emilia.
Una che continua a fare la staffetta anche oggi, a portare il messaggio della Resistenza dalla sua generazione a quelle di oggi e di domani.
L'ho conosciuta in una serata all'associazione Da Sud al Pigneto, ha 84 anni:  raccontava e sorrideva con l'entusiasmo dei vent'anni. La stessa sera si presentava uno spettacolo tratto da questo libro qui:


Una pubblicazione dell'Arci Viterbo che mette insieme i ricordi dei partigiani di lì, il reportage fotografico, il teatro narrativo di Ferdinando Vaselli.
Un libretto prezioso e pieno di spunti interessanti già dal titolo.
Qual è la morale della favola? Me lo sono sempre chiesta anch'io.
Forse che non bisogna smettere di ripeterle certe cose. Anche a costo di essere petulanti e ridicoli.
Perchè le storie esistono solo se c'è qualcuno a poterle raccontare.
Adesso scusate, mi fermo.
Sono andata di nuovo fuori tema.
Torno subito.
(Ogni riproduzione anche parziale è vietata)

mercoledì 27 aprile 2011

Il condominio

Il nome di una strada, il suo civico. Un indirizzo. Preciso.
Puntuale. Come un appuntamento. A cui arrivi sempre in ritardo.
Son passati due anni e dal primo momento, da quando ho incrociato sulla mia via, "Via Marmorata 169" che ho voluto scrivere qualcosa su di lei.
La chiamo al femminile, perchè assomiglia più ad una femmina che ad un maschio. Ha un cortile ampio che sembra quasi un ventre e ti ci perdi.
Sembra fatto apposta: al suo centro c'è una casetta che sembra quella delle fate, si chiama "la casa dei bambini", uno dei vecchi asili comunali.
Succede così che qualcuno si innamori dei luoghi e delle persone che li abitano.
Proprio per questo ho iniziato a scrivere prima su pezzi di carta poi su computer tutto quello che incontravo e respiravo in questo  luogo entusiasmante, dove succedono tante cose, ci sono le palme, la ghiaia bianca e le vecchiette alla finestra. E quando c'è il sole, c'è una luce particolare che sembra di essere in un film degli anni '50. Ho iniziato a scrivere perchè al centro del cortile interno al condominio c'è un cippo. Eccolo qui.


Ve lo faccio vedere da più vicino, così potete guardarlo meglio.


Lo rileggo anch'io, così lo imparo a memoria: 
"Per ridare all'Italia libertà e giustizia
Adolfo Caviglia
Cesare Tedesco
caddero alle Fosse Ardeatine
vittime della ferocia nazifascista
Guglielmo Caviglia
Lazzaro Di Porto
Davide Moresco
Mario Milano
Mario Natili
morirono in campo di concentramento in Germania
il loro sacrificio sia di ammonimento
i condomini memori"

Imparare a memoria serve.
Quando ero a scuola odiavo imparare a memoria. Ma le poche poesie che mi sono rimaste nella mente sono oggi come un dono prezioso. Già, la memoria, che faccenda complicata. Addirittura recenti studi cognitivi asseriscono che nell'operazione del ricordare, del "riportare alla mente" c'è un forte grado di costruzione propria, di reinterpretazione di fatti accaduti. Questo accade quando si tratta delle nostre piccolissime storie, ma quando si affronta la grande Storia bisogna imporre dei paletti, inseguire le pietre colorate che segnano il percorso come in un'escursione in montagna. Roma ne è piena. Basta alzare gli occhi.


Questa qui sopra è la targa di Via Amerigo Vespucci 41, è il condominio accanto a Via Marmorata.
In Via Vespucci ho abitato tre anni, ho scelto di vivere qui proprio per questa targa. Pensavo che lo spirito di una scrittrice come Elsa Morante mi avrebbe portato fortuna. Per questo, questa almeno, la conosco a memoria: "Una mente visionaria/ un profondo sentimento del dolore/ una viva complicità con gli umili/ capace di trasformare la storia in mito/ la vita in favola crudele e misteriosa".
Ma non è l'unica targa a Testaccio. Ecco Gabriella Ferri, in Piazza Santa Maria Liberatrice.


Basta alzare gli occhi e questi muri parlano. Girate la testa a sinistra.


Una bandiera della pace. Con le sbarre alle finestre, però.
Cammino più avanti, alzo gli occhi e guardo. In via Nicola Zabaglia.


Qui è ancora la guerra a parlare. 
Ma se si continua e si raggiunge il mattatoio, allora sì che si ascolta in altro modo. Con Orazio Giustiniani "il poeta gentile".


Ecco, mi sono persa.
Oggi volevo raccontarvi il motivo di un blog su un condominio, ma di targa in targa sono arrivata molto lontano. Ma non vi preoccupate, adesso torno indietro. Passo passo. Mi riavvicino a ciò che volevo dirvi.
Eccomi di nuovo a casa, in Via Marmorata 169. Ed ecco il motivo di questo racconto: questa storia mi riguarda perchè parla di casa mia. 
(Ogni riproduzione anche parziale è vietata)