lunedì 31 ottobre 2011

Con una lente di ingrandimento

E alle volte riprendere il filo di una storia è cosa semplice.
Basta guardarsi indietro e ritrovare un segno, una pietra che indica la strada. Come in montagna.


Anche se poi le montagne sono alte e impervie, c'è sempre qualcosa che ti riporta a casa.
Eravamo partiti da Via Marmorata 169 e dal suo cippo e torniamo qui. A casa.



Anche se per un po' abbiamo fatto il giro del quartiere e siamo addirittura passati in Via Tasso.
E allora eccola la pagina del libro di Giuseppe Mogavero che come una lente di ingrandimento racconta 
le vite dietro quei nomi. In quella pagina ci sono i condomini di Via Marmorata uccisi alle Fosse Ardeatine, ricordati da quella pietra in mezzo al cortile, frutto di una "colletta" di tutto il palazzo. 



"Adolfo Caviglia era un commesso del negozio Tessilgros di proprietà di un correligionario, in via delle Botteghe oscure 39. Fu arrestato la mattina del 9 marzo dalla Milizia fascista. Quel giorno stesso la famiglia subì una perquisizione in casa, durante la quale venne percossa sua sorella. Adolfo fu portato a Via Tasso e poi a Regina Coeli, prima di essere tradotto alle Fosse Ardeatine.

Cesare Tedesco anch'egli commesso di negozio fu catturato in via del Gambero il 3 marzo, per la delazione di una nota spia. Lo portarono a Via Tasso dove "gli hanno menato perchè sapevano da fonte sicura che aveva la moglie e due figli nascosti" (Fortunata Tedesco)
Dopo nove giorni lo trasferirono a Regina Coeli. La moglie e la cognata riuscirono ad avere il permesso per fargli una visita, ma il direttore le mandò via perchè erano appena entrati i tedeschi: "Signora mia, quelli sono venuti, non so quello che vonno, venga domenica mattina che la faccio sta' più di un'ora con suo marito".
"Invece era proprio la sera che l'hanno preparato, il venerdì sera, l'hanno portato alle Fosse Ardeatine e l'hanno ammazzato... (Prima di morire) sarà stato disperato, avrà pensato a me e a questi ragazzi... E' morto disperato. Così, in mano ai tedeschi... quello che avrà patito in quel momento quell'uomo. Dio solo lo sa." (Fortunata Tedesco)

Guglielmo Caviglia, detto "Bibbidone" dagli amici, fu arrestato il 12 maggio. Detenuto dapprima a Roma, fu inviato al campo di smistamento di Fossoli, da dove fu portato (convoglio 13) ad Auschwitz, il 26 giugno. Da quel momento si persero le sue tracce.

Lazzaro Di Porto fu arrestato nel giugno e subì lo stesso calvario di Guglielmo, fino al medesimo campo di sterminio tedesco. Fu ucciso al suo arrivo, il 30 giugno.

Davide Moresco, arrestato il 22 febbraio fu deportato da Fossoli il 5 aprile con destinazione Auschwitz. Come era frequente per i deportati ebrei, fu poi inviato a Mathausen, dove morì il 6 febbraio 1945."

E poi al lato della fotocopia del libro, scritto in una grafia minuscola:
"Mario Milano venne arrestato il 28 dicembre 1943 e detenuto a Regina Coeli. Come accennato nella parte dedicata ai deportati civili, egli fu caricato il 4 gennaio 1944, con altri 291 tra politici ed ebrei, su un convoglio che partì dalla stazione Tiburtina con destinazione i campi di concentramento nazisti. Mario morì ad Horteim, vicino ad Auschwitz il 31.7.1944."


L'unico che manca all'appello è Mario Natili. Ma la sua memoria non è scomparsa: la  fissa bene la signora Maria. "Ce giocavo a palla insieme ner cortile. Era un bravo ragazzetto." E lo sguardo le si riempie di tenerezza.
Bello essere ricordati così.
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