sabato 11 giugno 2011

Scatole cinesi

Come in un gioco di scatole cinesi chi racconta sa che ogni storia ne tiene dentro molte altre. Proprio come il condominio di Via Marmorata 169 contiene dentro molti altri condomini, case, corridoi, stanzoni. Prima però bisogna cominciare dalla scatola più grande.



E la strada è gia segnata da quei nomi sul cippo al centro del cortile. Conducono fuori dal condominio. Per capire meglio, alle volte, bisogna allontanarsi dalle cose.


Il luogo prescelto per la distanza ravvicinata è il Museo storico della liberazione di Via Tasso.
Aver fotografato l'insegna della via è importante. Serve a ricordare. Qui durante i nove mesi dell'occupazione tedesca della città (11 settembre 1943-4 giugno 1944) l'edificio fu destinato interamente a Comando della Sipo, la polizia di sicurezza. L'ala destra del palazzo, con l'ingresso al civico 145, fu interamente trasformata in carcere. Il museo raccoglie documenti, cimeli, giornali e manifesti, volantini, scritti e materiali iconografici sull'occupazione nazifascista di Roma e sulla lotta che valse alla città di Roma la medaglia d'oro al Valor militare per la guerra di liberazione nella Resistenza. Via Tasso fu luogo di reclusione e tortura da parte delle SS per oltre 2000 antifascisti. Moltissimi di loro morirono a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine.
Ad aspettarmi c'è Antonio Parisella il presidente, qui sotto nella foto è arrabbiato perchè i muri del museo sono stati imbrattati dalle scritte naziste, proprio il 25 aprile, la festa della Liberazione. Una delle scritte, quasi una confessione inconsapevole, recitava accanto ad una svastica "Ho perso la memoria".


Mi dispiace un po' di avere solo questa foto sua perchè non si vede di quale forza siano capaci i suoi occhi. Il giorno in cui lo vado a trovare mi accoglie con un fiume di parole e una buona dose di consigli. Mi dice che per iniziare una camminata, bisogna avere la pancia vuota, perchè solo così si cammina meglio. E racconta dell'importanza delle insegne e di un proprietario di un albergo sulla via. Gli ha chiesto di togliere la targa che ricorda il carcere e il luogo di torture che è stato a Via Tasso. Abbassa la testa e riflette: "Com'è possibile che possano dormirci i turisti in questa via. Ma non le sentono le grida dei torturati e dei condannati a morte?" E vorrei dirgli che in questa Roma antica le mura parlano. Ma rimango in silenzio. E mi sento anche in colpa perchè quando vado via la verità è che non sono a pancia vuota. Mi fa conoscere un'altra colonna portante di Via Tasso, si chiama Giuseppe Mogavero. Lo trovo in biblioteca. Mi ascolta, mi sorride e mi dice anche lui aveva fatto anni prima una ricerca sui protagonisti del cippo. Fotocopia la pagina del suo libro e me la consegna.
La guardo e riguardo e mi sembra la cosa più preziosa che ho.
Ci sono i condomini di Via Marmorata. O almeno, l'ultimo pezzetto della loro vita.
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